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il tarocco e altre carte antiche
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IL TAROCCHINO DI MITELLI

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INDICE DELLE GALLERIE
pagina I
tarocchi
classici
pagina II
tarocchi
regionali
pagina III
l'ordinamento
dei trionfi
pagina IV
moderni &
insoliti
pagina V
i tarocchi
dei Visconti
pagina VI
Minchiate
fiorentine
pagina VIII
il Tarocco
di Mantegna
pagina IX
il
Hofämterspiel


~ NOTA ~
La riproduzione del Tarocchino di Mitelli mostrata in questa pagina è un'edizione di Il Meneghello (Italia).
Le carte non sono colorate, come sarebbero apparse dopo la stampa del foglio.
Una riproduzione dello stesso mazzo, in versione dipinta (cioè il probabile aspetto del prodotto finito nel lasciare la bottega dello stampatore), è edita da Dal Negro, Italia: immagini di quest'ultima versione vengono mostrate nella pagina Tarocchino di Mitelli di Tom Tadfor Little.





il Bagatto
Questo mazzo di dimensioni superiori alla norma fu disegnato da Giuseppe Maria Mitelli verso il 1660-65, forse a Bologna, dove l'artista era attivo.
Come esposto più in dettaglio a pagina II, lo stile del tarocco di questa città prevede solo 62 soggetti, da cui il nome tarocchino.
Ciò che rende unica l'edizione di Mitelli è il tentativo di realizzare carte in stile regionale utilizzando illustrazioni che vanno al di là dei semplici soggetti tradizionali di ogni mazzo (trionfi, figure e carte non figurate). Si potrebbe quasi affermare che l'artista usò il tarocco come un pretesto per esprimere il suo esuberante talento grafico.
Infatti, i soggetti sono gli stessi che si trovano sempre nello stile di Bologna, ma Mitelli reinterpretò le illustrazioni dei trionfi, abbellì le carte dei semi con preziosi dettagli, e diede ai simboli una disposizione insolita.
In sintesi, questo è uno degli esempi più antichi di tarocco realizzato in stile non convenzionale: negli anni in cui fu prodotto (XVII secolo), agli occhi di tutti dev'essere apparso una novità assoluta!


LE CARTE DEI TRIONFI
Per apprezzare a pieno il mazzo di Mitelli, si dovrebbe tenere a mente lo stile tradizionale del tarocco di Bologna, e l'ordinamento dei suoi trionfi, leggermente diverso da quello del classico tarocco di Marsiglia (cfr. pagina II e pagina III per i dettagli).
In questo caso le illustrazioni non riportano il nome del soggetto (anche le versioni standard del Tarocchino Bolognese ne sono prive), ma anche i numeri mancano, e quindi l'ordine di valore dei trionfi sarebbe stato lasciato all'esperienza dei giocatori.

Le seguenti carte sono forse quelle più interessanti del mazzo.

Il primo trionfo, mostrato all'inizio della pagina, è abbastanza diverso da come il Bagatto appare di solito: qui è un artista di strada che fa il suo numero con un cane, circondato da un numeroso pubblico. Si dovrebbe tenere a mente che in tutti i tarocchi (compresi quelli di Marsiglia) il Bagatto è in effetti "colui che svolge attività futili", non necessitando per forza del tavolo e degli attrezzi che solitamente compaiono in questa carta: la differenza del Bagatto di Mitelli è dunque solo visiva, senza che ciò influenzi molto il significato del personaggio.

La carta seguente mostra una figura seduta, vista dal davanti, che regge un papiro su una gamba, richiamando alla mente la tradizionale Papessa... con l'unica differenza che il personaggio è barbuto, cioè è sicuramente di sesso maschile!
Tale soggetto non rimpiazza il Papa, poiché anche quest'ultimo è presente (quinta carta), con una posa piuttosto classica, ma bensì è uno dei quattro Papi (poi divenuti i Mori), trionfi propri del Tarocchino come già detto a pagina II.

La sesta carta dovrebbe rappresentare l'Amore, e vi si trova Cupido bendato col suo arco e le frecce, che regge un cuore in fiamme.

La dodicesima carta della serie ci riporta alle origini del tarocco. Infatti il vecchio personaggio alato che si aiuta nell'incedere con un paio di grucce è l'allegoria del Tempo, un trionfo che nei mazzi di ispirazione marsigliese fu rimpiazzato dall'Eremita, forse verso il XVI secolo.
L'interpretazione di Mitelli si può facilmente comprendere se consideriamo che nel Tarocchino Bolognese questo soggetto, anche chiamato il Vecchio, non divenne mai un "eremita": il dodicesimo trionfo (sebbene ora porti il numero 11, cfr. pagina II e pagina III) ancora oggi mostra il busto di un anziano personaggio alato davanti a una colonna.

il Tempo, o il Vecchio


il Traditore
La Fortezza è rappresentata come una figura femminile che abbraccia una colonna (allegoria che differisce da quella del personaggio "marsigliese", che di solito viene mostrato nell'atto di spalancare le fauci di un leone).
La Morte e il Diavolo, invece, non sono molto diversi da quelli delle illustrazioni classiche.

La carta che segue è forse la più curiosa del mazzo.
Nel tarocco di Bologna il tredicesimo trionfo raffigura il Traditore (che nei tarocchi settentrionali corrisponde a l'Appeso). Mitelli decise di mostrare questo soggetto come un uomo che, con un grosso martello, si accinge a colpire dalle spalle un secondo personaggio dormiente. Ciò offre un punto di collegamento con i tarocchi che nel XV secolo venivano usati a Ferrara e a Venezia (stile orientale, o "B"), nei quali anche questa carta si chiamava il Traditore.
Se l'Appeso derivi o meno dal primitivo Traditore - presso alcune culture i traditori e i debitori venivano puniti appendendoli a testa in giù - è stato spesso oggetto di discussione. Comunque di tale soggetto non se ne trova più traccia in nessuno degli stili successivi al XVII secolo: anche nelle moderne edizioni del tarocco di Bologna questa carta ormai mostra un uomo appeso per una gamba.


la Saetta
Nella maggior parte dei tarocchi il sedicesimo trionfo raffigura la Torre, che probabilmente è l'interpretazione di un soggetto più antico chiamato il Fuoco, o la Saetta; la nota immagine della torre colpita dal cielo che prende fuoco è chiaramente in relazione a questo trionfo obsoleto.
Nel mazzo di Mitelli il trionfo è ancora la Saetta, che non colpisce un edificio, e neppure un albero (come fa nel Tarocco di Vieville, francese), ma una figura umana, che reagisce sollevando il mantello a propria protezione. Quindi questa carta fa rivivere l'antico soggetto.

Il diciassettesimo trionfo, la Stella, mostra un viandante, o forse un girovago, che cammina di notte sotto un cielo stellato facendosi luce con una lanterna (simile a quella che di solito porta l'Eremita). Il vero soggetto del trionfo, la stella, si nota appena nello sfondo.

la Stella


la Luna
Mitelli cercò ispirazione nella mitologia classica per la successiva carta della serie, la Luna: la dea Diana, che vi è tradizionalmente legata, viene qui raffigurata in piedi accanto a un cane mentre volge gli occhi alla piccola semiluna al di sopra della sua testa.

Anche il diciannovesimo trionfo, il Sole, si basa su uno schema analogo: un piccolo astro splendente lancia i suoi raggi da dietro la testa del dio Apollo, il quale ha in mano una lira.
Nei trionfi la Stella, la Luna e il Sole, l'allegoria cattura nuovamente l'attenzione dell'osservatore più di quanto non lo faccia il vero soggetto della carta.

Le ultime due illustrazioni della serie, la Giustizia e il Mondo, presentano rispettivamente un angelo in volocon la tromba, e Sansone che sostiene il mondo sulle sue spalle; evidenti analogie con queste immagini si trovano nelle minchiate fiorentine e nel tarocco della Sicilia (cfr. pagina II).


LE CARTE DEI SEMI

asso di Bastoni
I semi usati dal tarocco sono quelli classici (Denari, Coppe, Bastoni e Spade), ma Mitelli voleva rendere fantasiose anche queste carte.
Nel seme di Denari i simboli di ciascuna delle sei carte (il tarocco di Bologna ha valori dal 6 al 10, e un asso o 1) sono decorati da teste grottesche; i personaggi delle figure invece hanno in mano interi sacchi di monete come simbolo del seme.
Fra le Coppe, ogni carta ne ha di diversa forma. Il cavallo di questo seme è raffigurato con una prospettiva abbastanza curiosa: completamente da dietro!
Nelle carte di Bastoni e Spade i simboli sono distribuiti in un modo insolito, e la ricchezza di decorazioni supplementari le rende davvero graziose. L'aspetto delle Spade, inoltre, cambia da carta a carta (sciabole, scimitarre, ecc.). Gli assi di questi due semi hanno motti in latino, "ardua virtù" e "custode della custodia", che di solito mancano nelle edizioni normali del tarocco di Bologna.

asso di Spade

7 di Denari, cavallo di Coppe, 8 di Bastoni


SULL'ARTISTA
Giuseppe Maria Mitelli (1634-1718) è soprattutto noto per le sue molte tavole ispirate a soggetti popolari.
Gran parte delle sue stampe sono argute caricature, spesso non senza un tocco di umorismo. Fra i suoi lavori più conosciuti è una collezione di proverbi illustrati risalente al tardo XVII secolo.
Nonostante il gusto popolaresco dei suoi soggetti, l'abilità artistica di Mitelli era eccellente. Oltre al Tarocchino e ai proverbi produsse anche una serie chiamata Alfabeto in Sogno (1683; cliccare sul link per vederne un esempio), in cui le lettere, fatte di corpi umani, sono circondate da dettagliati studi sull'occhio, sul naso, ecc.; ciò rivela che l'artista era sicuramente in grado di confrontarsi anche con forme d'arte grafica più tradizionali, sebbene i suoi soggetti preferiti rimanessero le caricature umoristiche.

Una delle sue composizioni più stravaganti è intitolata Il mondo è per lo più gabbia di matti (cliccare sul link per l'illustrazione): una folla di personaggi che rappresentano diverse tendenze e vizi dell'uomo si agita in una gigantesca gabbia da volatili. Un ulteriore elemento di bizzarria è il titolo di questa stampa, scritto con una commistione di parole e di piccole illustrazioni, come in un rebus.

asso di Denari,
col nome dell'autore

Diverse altre opere di Mitelli rivelano anche come l'artista avesse un gusto particolare per i dettagli: più che raffigurare un unico soggetto, le sue tavole sono spesso una raccolta di minuscoli elementi individuali legati da un tema comune, i quali potrebbero essere letti uno per uno, a volte con l'aiuto di una lente d'ingrandimento. Quindi le illustrazioni del tarocchino si rivelarono una serie di soggetti del tutto congeniale alla fervida fantasia dell'artista.




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