Lollio:
 Ecco che s'incomincia a dar le
carte:
 la prima man ti fa una bella
vista
 Tal che tu tien l'invito, &
lo rifai:
 Quelle che vengon dietro, altra
faccenda
 mostrano haver: né più
dei casi tuoi
 Tengon memoria alcuna: onde tu
stai
 Sospeso alquanto: & di vada:
quell'altro
 Il qual par che il favor lor
si prometta,
 Ingrosserà la posta: allhor
trafitto
 Da vergogna, dolor, d'invidia,
e d'ire
 Ten vai a monte, col viso abbassato.
 ...Vengon dapoi quell'altre
 Due man di carte, hor liete hor
triste: & quando 
 L'ultime aspetti che ti dian
soccorso
 Havendogli invitata già
dal resto,
 ti vedi arrivare (oh dolor grande)
 carte gaglioffe da farti morire,
 totalmente contrarie al tuo bisogno.
 Onde di stizza avvampi; e tutto
pieno
 di mal talento, rimbrottando
pigli
 Lo avanzo delle Carte, che son
venti.
 Queste t'empien le mani, &
buona pezza
 ti dan travaglio e briga, in
rassettare.
 Dinar; Coppe; Baston; Spade;
e Trionfi.
 Però che ti convien, ad
una, ad una,
 metterle in ordinanza... 
Imperiali:
 Et cominciate il giuoco à
dar, con bello
 Ordine, tal, che nella prima
vista
 Fate l'invito in atti e in gesti
snello.
 Le seconde non seguono la pista
 Della Primiera: onde assai più
modesto,
 Dite Vada con voce bassa e trista.
 Tosto il compagno s'avede di
questo,
 Che v'han piantato: et con altera
fronte
 Ben ch'abbia il peggio, pur lo
fa del resto.
 Però che spera di cacciarmi
a monte,
 Ma Voi, che siete già
si innanti entrato,
 Spingete avanti de' dinari il
monte.
 Havendo speme, che vi sia prestato
 Dalle due man siguenti tal favore,
 Che l'abbiate ogni modo guadagnato.
 Ecco la terza man, che n'esce
fuore,
 Et porta ira e dolor: però
che poco
 V'arreca, che allegrar vi faccia
il core.
 Qui si comincia accendere un
gran fuoco,
 Quivi le carte à volo
se ne vanno;
 Qui si bestemmia, et maledice
il Giuoco.
 La quarta man vi da l'ultimo
affanno,
 Che date à cinque Cartaccie
di morso,
 Che d'un sol punto aiuto non
vi danno.
 Così privo di speme, et
di soccorso,
 Vi lasciate i denar, ch'erano
in mostra,
 Nè vi vale alla furia
andar di corso.
Ancora Lollio:
 Però che ti convien, ad
una, ad una,
 metterle in ordinanza, &
far di loro,
 come farebbe il buon pastor,
che havesse
 di molti armenti, apparecchiando
mandre
 diverse per ciascun. Quindi s'hai
quattro
 o cinque carte da Ronfa, tu temi
 che non ti muoia il Re, con le
figure:
 Onde si strugge il cuor, spasma
la mente,
 Stando in bilancia fra speme,
e timore.
 Quello è lo isfinimento
èl creppacuore,
 Che sei sforzato à tener
per tuo specchio
 Certe cartaccie che ti fan languire:
 E come se tu fossi un'Orinale,
 Servir convienti à gli
altri due compagni,
 Rispondendo, à ciascun
giuoco, per giuoco:
 E se per ignoranza, ò
per errore,
 Da in una Carta, che non vada
à verso,
 Tu senti andar le voci infino
al Cielo.
 Né ti pensar che quivi
sian finite
 Le pene tue: bisogna tener conto
 d'ogni minima Carta, che si giuochi,
 Altramente ogni cosa va in ruina.
 Però tu brami spesso la
memoria
 Di Mitridate di Cesare ò
di Ciro.
 Et s'egli avien tal hor c'habbi
un bel giuoco,
 T'andrà si mal giocato,
che ne perdi
 Una dozzina ò due: tal
hora tutti.
 Quante volte non puoi coprire
il Matto?
 Onde, mal grado tuo, spogliar
ti senti
 Dèl buon c'havevi: &
sembri la cornacchia
 Che restò spennacchiata
infra gli uccelli,
 Allhora se tu fossi uno Aristide,
 Un Socrate, un Zenone, un Giobbe,
un fasso,
 Tu spezzeresti il fren della
patienza,
 stracciaresti i Tarocchi in mille
pezzi,
 Maladicendo il primo che ti pose
 Mai carte in mano, e t'insegnò
à giocare.
 Dove lasso quel numerar noioso
 D'ogni Trionfo, ch'esca fuori?
o quanto
 Fastidio hai tu di questo, che
non puoi
 Pur ragionar, pur dire una parola:
 Anzi servar convien maggior silenzio
 Che non si fà alla Predica,
o alla Messa.
 Ei mostrò ben d'aver poca
faccenda,
 Et esser certo un bel cacapensieri
 Colui, che fu inventor di simil
baia:
 Creder si dè, ch'ei fusse
di pintore
 Ignobil, scioperate, e senza
soldi,
 che per buscarsi il pan si mise
a fare
 Cotali filastrocche da putti.
 Che vuol dir altro il Bagatella,
èl Matto,
 Se non ch'ei fosse un ciurmatore,
e un barro?
 Che significan altro la Papessa,
 Il Carro, il Traditor, la Ruota,
il Gobbo;
 La Fortezza, la Stella, il Sol,
la Luna,
 e la Morte, e l'Inferno; e tutto
il resto
 Di questa bizaria girando l'esca,
 Se non che questi havea il capo
sventato,
 Pien di fumo, Pancucchi, e Fanfalucche?
 Et che sia ver, colei che versa
i fiaschi,
 Ci mostra chiar ch'ei fosse un
ebbriaco;
 E quel nome fantastico, e bizarro,
 Di Tarocco, senz'ethimologia,
 Fa palese à ciascun, che
i ghiribizzi
 Gli havesser guasto, e storppiato
il cervello.
 Questa squadra di ladri, et di
ribaldi,
 Questi, che il volgo suol chiamar
Trionfi,
 M'han fatto tante volte si gran
torti,
 Si manifeste ingiurie, ch'io
non posso
 Se non mai sempre di lor lamentarmi:
 ... onde ho perduto.
 per colpa lor, di molti, et molti
scudi...
 Replica Imperiali:
 Lollio, ho veduto ciò
che scritto havete,
 nella collera immerso, contra
il Giuoco;
 Et quanto del Tarocco vi dolete...
 Spesso v'odo cantar gli altri
trofei
 Del giuoco alla Thoscana, e alla
Villotta,
 Come gran beneficio degli Dei...
 Che bisogno ha di mandare tale
armento,
 Se la sinistra è sol capace
stanza,
 per venti, e trenta, et la metà
di cento?
 Se quel ch'ammazza un Re, più
punti avanza,
 E' ben dritto; perciocchè
a tale effetto
 scarta due carte, per fare questa
danza.
 Ma voi dite ch'è pur troppo
disfatto,
 Quando un bel giuoco vi va in
tutto male
 Et ch'alli due servir siete costretto
 Come se foste proprio un'orinale,
 Dando una carta a questo, un'altra
a quello,
 et solo a Voi restar spennate
l'ale...
 Ditemi un poco, il di, che per
rivale
 Pigliaste questo giuoco, non
giocaste
 Col Podestà, e con Giulio
Cardinale?...
 Ma il Tarocco, se ben è
un giuoco antico,
 Non è per invecchiar,
cotanto è bello,
 Giuoco da far, et non disfar
l'amico...
 Ma il giuoco del Tarocco è
da Signori,
 Principi, Re, Baroni, et Cavalieri,
 per questo è detto il
giuoco degli honori.
 Non si è trovato alcun,
che si disperi
 Per la perdita, nè pe'l
guadagno ancora
 Altri si trovano, che vadano
altieri,
 Anzi in tal giuoco l'un l'altro
honora,
 Procura del pregio aver si suole,
 Se non è alcuni, che l'avaritia
accora...
 Lo invito a dar le Carte fà
il prim'atto;
 C'ha maggior Ronfa, co' i Trionfi
insieme,
 Riman vincente dell'invito fatto.
 Chi perde il primo, nel secondo
ha speme,
 D'haver suoi danni alquanto ristorati,
 Ma spesso avien che questo anchor
lo preme.
 Et questi sono gli honori accoppiati,
 A' quai si rende una certa honoranza,
 Secondo i patti da prima fermati.
 Il terzo segue, secondo l'usanza
 Il valor de' Tarocchi, et le
figure
 Chi riman con più punti,
tutto avanza.  
 |